La supercompensazione nel CrossFit esaminata con monitoraggio dell’attività cardiaca

Riportiamo con piacere la tesi di laurea del nostro atleta Francesco Lazzerini che cerca di approfondire come si manifesta la supercompensazione prendendo ad esame un’atleta (il nostro buon Francesco stesso 😉 ) che pratica la disciplina del CrossFit, monitorando l’attività cardiaca utilizzando come strumento uno dei cardiofrequenzimetri maggiormente utilizzati da chi pratica sport ad alta intensità.

La supercompensazione è il processo di adattamento dell’organismo ad un determinato stimolo allenante in risposta ai carichi e allo stress subito.

Il monitoraggio ha riguardato la frequenza cardiaca rilevata sull’atleta a riposo e durante l’esecuzione di alcuni dei “Benchmark” di questo sport (i Workout standard di riferimento).

In questo modo è stato possibile rilevare il picco massimo dello sforzo dell’atleta, confrontandolo con quello a riposo, per evidenziare quale sia il momento esatto del Workout in cui si manifesta la supercompensazione.

Francesco ha deciso di effettuare il monitoraggio su se stesso in quanto, praticando questo sport da quattro anni circa, il suo attuale “Livello di fitness” lo colloca in una fascia di atleti denominata Intermediate/Regular, la quale rappresenta a pieno l’atleta agonistico generico di questo sport, essendo in una categoria di mezzo fra chi partecipa alle competizioni da poco tempo (Experience) e chi raggiunge il massimo livello (Elite).

La metodologia

L’attività svolta è stata incentrata su specifici step, di seguiti riassunti.

  • L’analisi è stata effettuata presso il BOX di Crossfit Pontedera BlackBirds, durante l’allenamento in Open;
  • Prima dell’inizio dell’attività, è stato eseguito uno specifico riscaldamento preparatorio;
  • In seguito tramite dispositivo di rilevazione “Fascia Cardio Suunto” è stato prelevato il segnale elettrocardiografico dell’atleta a riposo;
  • Prima dell’inizio del WOD, veniva posizionata la fascia col sensore, poi mantenuta per tutta la durata della sessione;
  • Alla fine del Workout è stata rilevata la FC per monitorare il recupero dell’atleta, fino ad arrivare ad un completo recupero riportando il BPM a circa 80 pulsazioni.
  • Veniva poi estratto il segnale registrato e in seguito riportato su tabella;
  • Sono stati infine analizzati i picchi di FCMax correlati al riposo durante l’esercizio per i test di lunga durata, nonché la FCMax raggiunta durante il test “For Time”.

Il TEST 1: NICOLE

Nel caso del “TEST 1”, lo stress subito dall’atleta in rapporto con l’alta intensità ed il breve recupero fra i vari round, hanno portato ad una manifestazione continua della supercompensazione scaturita dall’intervallo che si è creato tra fatica e recupero.

Considerando che in questo caso il carico esterno applicato risulta essere standard in quanto dettato da un Workout di riferimento, non è stata dunque applicata nessuna proporzione fra il carico allenante ed il carico allenato; è stato dunque il soggetto in grado di adattare le sue capacità in relazione allo sforzo che avrebbe dovuto sostenere, in modo da riuscire comunque a scatenare quei processi biologici di adattamento che nel tempo instaurano delle risposte sempre più alte allo stimolo dato.

Per quanto riguarda la fase di recupero, vista la lunga durata del Workout che ha implicato un mantenimento dello sforzo fisico per 20 minuti, l’atleta ha impiegato 5 minuti a riportare le pulsazioni su circa 80 BPM.

Il TEST 2: FRAN

Nel “TEST 2” è stato effettuato un WOD in pieno stile CrossFit, infatti il “FRAN” è considerato uno dei primi (forse più rappresentativo) Workout CrossFit ideato da Greg Glassman (inventore e fondatore del CrossFit).

Data dunque l’alta intensità impiegata durante questo tipo di Workout, e considerando che le capacità del soggetto hanno consentito di adottare un approccio continuativo degli esercizi senza soluzione di continuità, questo ha portato ad un costante aumento dell’intensità di esecuzione senza spazio per il riposo, di conseguenza non è stato rilevato lo stimolo della supercompensazione.

Il risultato di questo test lo si può definire in linea con la metodologia con cui è stato pensato il Workout, ovvero cercare di terminare tutte le ripetizioni nel più breve tempo possibile.

Conclusioni

Paragonando i due risultati, si può dedurre che il giusto metodo di allenamento da effettuare, con l’intento di stimolare la supercompensazione, è sicuramente quello ad intervalli di alta intensità seguito da brevi pause, utilizzando carichi equilibrati per le capacità dell’atleta in fase di programmazione.

Per lo svolgimento del “TEST 1”, come descritto precedentemente, l’atleta è stato in grado di adattare il suo livello di fitness all’esercizio richiesto, raggiungendo quell’adattamento per il quale si è in grado di sopportare lo stesso carico di lavoro con minor dispendio energetico e quindi migliorare la sua funzionalità in relazione alla prestazione.

Proprio per questo principio, lo stesso soggetto, grazie alla capacità di adattamento alla fatica sviluppata con l’allenamento, è stato in grado di effettuare tutte le ripetizioni previste nel “TEST 2” in meno di 3 minuti.

La continua ricerca dello stimolo della supercompensazione in allenamento mediante l’utilizzo di tecniche e carichi diversi è dunque il giusto metodo per cercare di migliorare la propria performance; la continua modificazione agli stimoli di natura fisiologica stabiliti nel tempo, infatti, garantisce lo sviluppo delle performance e le modificazioni morfo-funzionali che determinano il miglioramento della prestazione.

In conclusione occorre specificare che questo sport, il CrossFit, è stato scelto come oggetto della tesi non solo per il personale interessamento del nostro Francesco, ma anche perché include una preparazione interdisciplinare su diversi livelli adatti a tutte le età, classi sociali e stili di vita.

È un’attività relativamente recente, apparsa nelle palestre solo da alcuni anni, di conseguenza risultano essere poche le attività di monitoraggio sin qui effettuate, le quali necessitano sicuramente di approfondimento.

Infine, si ritiene che grazie ai risultati rappresentati, si possano fornire importanti spunti di analisi e riflessione per migliore la performance degli atleti che svolgono questa disciplina.

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